Servo inutile

C’è il brano di Lc 17,7-10 che presenta l’espressione “servo inutile”. “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Di botto non suscita certo una immediata reazione positiva. Come? Mi do da fare per la Parrocchia, faccio questo, faccio quello, e mi sento dire che sono un servo e per giunta inutile? Insomma, qualche contrarietà a qualcuno potrà venire… passi passi il termine servo, ma “inutile” proprio no! Eppure la sapienza evangelica di Gesù ci spiazza sempre e ci aiuta a posizionarci nella giusta direzione. Vediamo come.

Volto di Cristo foto Luca Borsani

Più ci penso, più ne sono convinto: la nostra società è tiranneggiata dalla logica dell’utilità. Il motto è: “non c’è tempo da perdere”. E così riempiamo le nostre agende con tanti piccoli o grandi impegni, misuriamo e verifichiamo in continuazione l’efficacia di ciò che facciamo, confondiamo l’amabilità con l’abilità. Crediamo, alla fine, di essere amati per quanto facciamo. Il vangelo ci dice quella che è forse la parola più dolce che ci sia: “siamo servi inutili”. Siamo, cioè, persone che servono senza guadagno (in-utile), senza voler niente in cambio. L’efficacia ad ogni costo lascia il passo alla bellezza del servizio, che nasce dallo scoprirsi amati. Un’altra traduzione possibile di quel versetto potrebbe essere: “come servi siamo inutili”. Certo, siamo figli. Allora la cosa importante è che, passo dopo passo, confrontandoci tra noi, con la Parola di Dio, con le vicende della nostra vita, impariamo sempre meglio la difficile arte del servire fino alla fine.  L’inutilità pesa e fa soffrire. Ma l’inutilità di cui parla il vangelo fa rima con libertà. Siamo liberi di far qualcosa senza per forza voler ottenere un ritorno. E’ la follia della gratuità, il morire illogico del seme, capace però di generare il grande albero. Fa parte della grandezza che ci è stata donata, è in fondo il nostro vanto: siamo liberi di fare qualcosa perché è bello, perché ha senso, semplicemente perché siamo amati. Servo è il nome che Gesù sceglie per sé; come lui sarò anch’io, perché questo è l’unico modo per creare una storia diversa, che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare. Inutili anche perché la forza che fa germogliare il seme non viene dalle mani del seminatore; l’energia che converte non sta nel predicatore, ma nella Parola. «Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore».  Sentiamoci quindi “in-utili” ma amati e capaci di amare mettendoci al servizio di Cristo e della Chiesa.   

don Luca