Pellegrini lo siamo tutti noi da quando solchiamo con i nostri passi la terra dove viviamo. Il pellegrino infatti è chi va verso una méta, è chi si rivolge verso un fine, uno scopo. Una delle delusioni della vita è quando non si ha uno scopo, non si ha una méta, non si ha una direzione. Anche chi è fermo a casa sua, magari perché età o malattia lo possono obbligare in un certo stato, è sempre in “cammino”, è sempre verso una direzione. Ecco perché vivere un anno dove ci si pone “sulle tracce di Cristo” rappresenta un utile aiuto a scoprire sempre e meglio dove siamo diretti e verso “Chi”.
Un grande vantaggio è quello di poter soffermare la nostra attenzione e la nostra preghiera sulla descrizione dei luoghi fisici dove Gesù passò e visse. Luoghi che noi sentiamo nominare spessissimo nei Vangeli e che non sono soltanto un riferimento geografico ma rivelano l’insieme delle parole e dei gesti che sono per noi situazioni da cui scaturisce l’Avvenimento della salvezza operata da Gesù.
Si vuole pertanto proporre un itinerario che vada a toccare diversi registri: quello catechistico, per conoscere cosa ha voluto rivelare il Figlio di Dio; quello liturgico, per celebrare la lode e la preghiera a Dio contemplando ciò che i luoghi rivelano e raccontano; quello di conoscenza storico-geografica, per conoscere l’ambiente e approfondire l’insieme delle vicende che in questa terra si è disvelato nei secoli; quello caritativo, per sostenere le opere cristiane che sono presenti in loco e che sono una testimonianza chiara di carità cristiana. Quindi mettiamoci “sulle tracce di Cristo”… don Luca