“Saremo tutti migliori”, “Ne usciremo rafforzati e più sensibili verso l’altro”. Erano questi alcuni discorsi, che con l’immancabile slogan “Andrà tutto bene!” (?), accompagnavano il tempo iniziale della pandemia e del lockdown. Una bella botta di retorica, innaffiata da sproloqui, discorsi e striscioni appesi. Con poi le celeberrime canzoni sui balconi che sono durate come un gatto in tangenziale a Milano. Cosa stiamo vedendo di tutto ciò? Personalmente noto in alcune persone un aumento della conflittualità e dell’imbarbarimento. Alcuni esempi. Cronaca italiana: ragazzo ucciso a pugni e calci per motivi al momento non ancora accertati, ma che parrebbero futili. Morire giovane perché qualcuno aveva in corpo cattiveria e odio non è affatto giusto. Così come non sono giuste, fatte ovviamente le debite proporzioni, le reazioni di chi questo fatto lo ha messo sul politico o ha preferito guardare altrove. Il punto è sempre quello, il cuore della persona. Quando il cuore è lontano dalla verità e dalla carità, l’impeto porta a commettere malvagità e cattiveria. Ma il clima avvelenato non tocca solo questi brutti fatti di cronaca. Sempre in questi giorni abbiamo assistito alle nefandezze contro personaggi politici o comunque pubblici, che colpiti dal virus hanno trovato nei loro confronti giudizi e commenti tanto beceri quanto inopportuni. In ragione di che cosa? Sei mio avversario politico o di pensiero allora ti auguro tutto il male possibile e delle tue disgrazie faccio occasione per inneggiare e gioire. Brutto clima. E dovevamo essere migliori. Ma anche nel nostro quotidiano non mancano situazioni nelle quali si manifesta un senso di chiusura e di circospezione. Certo si ha la responsabilità di essere attenti e prudenti ma a volte si degenera verso atteggiamenti che conducono alla diffidenza. Ad un abbruttimento dell’umano dobbiamo e possiamo rispondere. Anzitutto riaffermando la radice della speranza che viene da Gesù. Il quale non ha mai esitato a farsi prossimo verso chi era in condizioni svantaggiate, a chi era peccatore. Speranza che nasce dal fatto che il Figlio di Dio ha portato a tutti gli uomini un annuncio di novità e la possibilità di una vita rinnovata nell’amore. Speranza che mi fa aprire gli occhi e vedere la vita con un desiderio di pienezza e bellezza, nonostante la presenza di prove e fatiche. La Chiesa mi offre questo annuncio di speranza dentro l’esperienza della comunità cristiana, luogo dove posso trovare volti e cuori che mi aiutano a cercare e a trovare il Salvatore. Non rimaniamo soli davanti a ciò che il mondo ci presenta quando perde la speranza, lasciamoci prendere per mano da Gesù. don Luca
