Un coltello per ferire, un coltello per guarire

Si dice spesso che le parole sono come delle lame, che sono in grado di arrivare in profondità. Questo nel bene come nel male. Le parole che vogliamo prendere in esame in questo foglietto, in una estate accaldata, sono quelle che riguardano la “verità”. La verità che è importante e decisiva. E come si cinguettava qualche decennio fa, in una nota canzone che andava per la maggiore, ”la verità mi fa male lo so”, prendiamo in esame proprio le parole della verità, avvicinandoci a quella esperienza che rende possibile o ferire o guarire. Possiamo allora paragonare le parole ad un coltello, pensando a questo arnese che fin dall’antichità veniva usato o nei combattimenti per uccidere o nella medicina per curare. Io posso dire la verità ad una persona, ma c’è modo e modo. Posso dire ad una persona che ha sbagliato (succede, a tutti, anche a chi presume di essere perfetto…) ma lo posso dire ferendola, usando la verità come una clava, non per correggere, ma per umiliare. Posso pormi dall’alto di una, presunta, superiorità morale per schiacciare la persona a cui rivolgo l’accusa. Con le parole si può giungere a dipingere la persona accusata, nei modi più coloriti e crudeli.

Questa “arte” già diffusa nei pettegolezzi di paese, trova una forma di amplificazione nell’ambito dei social, dove i “leoni” e “leonesse” da tastiera sfogano le loro frustrazioni di vario tipo. Questo fa sì che la parola che pur contiene elementi di verità, sia usata per ferire e non per correggere. La verità, che come ben sappiamo può far male, diventa anche come il coltello (oggi diremmo in campo medico il bisturi) che recide la parte malata per permettere di guarire. Ed è necessario saper aiutare le persone a recidere ciò che è occasione di male e sbaglio, soprattutto davanti a Dio.  Il Vangelo chiama questo “correzione fraterna”, capace di essere una medicina che cura e risana. Non bisogna tacere per “quieto vivere”, così come non serve parlare per offendere e ferire. La verità (ci risiamo…) sta nel mezzo, con quelle parole che sono un balsamo di comunione, di fraternità, di sana correzione degli errori. Le tanto dimenticate opere di misericordia, contemplano anche quelle di ammonire i peccatori, consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti. Di lavoro, su di sé e verso gli altri, non ne manca.  don Luca