Sono un parroco fortunato! Questa frase accompagnata con il “titolo” di questo pensiero settimanale può far sorgere un sincero dubbio sulla tenuta mentale dello scrivente. In realtà non è così (almeno spero…!). E vi racconto perché. “O don Luca, a gh’u un gran dispiasé!” è la frase che più di una volta mi è stata pronunciata nella visita alle persone anziane e/o malate delle tre parrocchie della nostra Comunità Pastorale. Dove il dispiacere non è tanto per l’età e i dolori, che pure ci sono, ma è per i propri figli e nipoti. Non si tratta di soldi e di eredità, ma è per il fatto della mancanza di fede di queste persone. Per diversi anziani vedere che i propri figli (dai 60 anni in giù) e i propri nipoti (dai 30 anni in giù) non vanno a Messa, non pregano e non vivono spesso neanche una minima attenzione alla vita di fede è un grande dispiacere. Dispiacere perché chi vede i propri cari essere così distanti dalla verità e dalla salvezza sente una cosa che tocca il cuore. E’ un po’ come vedere vanificare l’esempio dato e ciò che hanno voluto trasmettere nella dimensione del legame col Signore, che per loro è il vero significato di tutto. Quando ascolto queste testimonianze rimango molto ammirato per la fede onesta e forte di queste persone, veramente grandi. Da un lato il loro dispiacere è tanto ma è anche tanta la fede che li anima a pregare sempre affinché i propri cari si possano ravvedere. Persone che hanno passato una vita dura e faticosa, usciti per la maggior parte dai disastri che la Guerra aveva lasciato anche nei nostri paesi. Lavorare tanto e tutti i giorni, magari anche sui monti, ma la domenica non mancava mai la S. Messa anche scendendo a piedi e ovviamente con lo stesso mezzo ritornando. Il Giorno del Signore è talmente importante da non perderlo. La preghiera e il Rosario detti in famiglia sono stati i momenti che scandivano lo stare insieme, non certo il piegarsi solitari sul proprio telefonino a digitare compulsivamente o il ritirarsi ciascuno davanti al proprio televisore chi in sala, chi in cucina chi in camera da letto (e magari anche in bagno…). Si ricorre spesso ad inaugurare musei per ricordare i tempi passati o per trattenere cimeli storici. Abbiamo nelle case delle nostre parrocchie persone che sono la memoria e l’attualità del rapporto di fede con Cristo. Magari non sono alla pari con le innovazioni tecnologiche, abbiamo schiere di giovani e meno giovani capaci di usarle, ma sono depositari e testimoni del legame con Colui che ci ama e ci salva. Ecco perché mi ritengo fortunato ad incontrare queste persone, autentici testimoni di fede e di perseveranza, preziosi molto più di tanti musei, molto più “giovani” di tanti anagraficamente meno vecchi. Che le loro e le nostre preghiere possano giovare a tanti lontani. don Luca
