Ho avuto modo nel periodo estivo di visitare i luoghi dove ha vissuto il Santo Curato d’Ars. E’ stata una esperienza molto bella e un aiuto non da poco a pregare e riflettere sull’essere prete proprio nell’anno in cui ricordo i 25° di ordinazione sacerdotale. San Giovanni Maria Vianney ricevette proprio duecento anni fa il titolo ufficiale di parroco di Ars, anche se era giunto qualche anno prima come cappellano. Si può obiettare che il modello sacerdotale di questo Santo sacerdote sia ormai superato dato che di acqua sotto i ponti ne è passata. In effetti è vero che in questi due secoli e più la società sia cambiata significativamente, e che anche nella stessa Chiesa ci sono state non poche mutazioni. Ma ciò non toglie l’attualità di quello che è il cuore della esperienza sacerdotale di quest’uomo. San Giovanni Maria Vianney si spese totalmente nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa, in spirito di grande obbedienza. Già questo costituisce una occasione di approfondimento sul fatto di guardare al cuore dell’essere sacerdoti; non operatori sociali, non tesi a rincorrere le mode del momento ma capaci di centrare la propria vocazione sull’essere per Cristo, pur con tutti i limiti che uno può avere. Anche il Santo Curato d’Ars aveva dei limiti, come ad esempio quello di non essere stato un eccelso studente, questo per via anche del suo frammentato percorso scolastico, vissuto nel pieno dei sommovimenti causati dalla rivoluzione francese. Ebbe poi più volte l’intenzione di lasciare Ars, (non si sentiva adeguato…!), eppure obbedì sempre al Vescovo che gli chiese invece di rimanere. Quando nel 1818 Giovanni Maria Vianney giunse ad Ars, a piedi, per prendere possesso del suo compito di pastore, trovò nei campi fuori dal paese un pastorello al quale chiese informazione per giungere in parrocchia. Il ragazzetto gli mostrò la strada, e il Santo Curato lo ringraziò dicendo che se da lui aveva ricevuto l’indicazione per andare ad Ars, a sua volta come parroco gli avrebbe indicato la strada per il Cielo! Spesso si dimentica, e a volte è una tentazione anche per noi preti, che il sacerdote c’è per portare le anime a Cristo, per poterle guidare verso il Paradiso attraverso il dono della fede ricevuto nel Battesimo e delle tante opere buone che una persona può compiere nella sua esistenza terrena. La vita del Santo parroco di Ars, che consiglio vivamente di leggere, è una fonte di esempi e di testimonianza su come seguire il Cristo, nonostante le prove e le fatiche che si possono trovare, sia la cosa che rende la vita bella. don Luca
