Uno stile particolare

L’assenza del parroco per un po’ di tempo ha permesso di vedere alcune dinamiche che caratterizzano la vita della Comunità Pastorale. Premesso che ci sono alcuni compiti e impegni che sono tipici del sacerdote: celebrare i Sacramenti, guidare come pastore una Comunità, essere il richiamo alla comunione, caratterizzanti il ruolo del prete. Accanto a questi c’è tutto l’ampio campo che tutte le vocazioni, che nascono dal Battesimo, sono chiamate a vivere.

Ci sono i vari aspetti principali di servizio e di vita cristiana. C’è il servizio alla Parola di Dio, fatta di ascolto e di annuncio, che vede nella catechesi uno dei momenti speciali, anche se non l’unico. C’è il servizio alla lode a Dio, nella partecipazione e nella cura delle varie celebrazioni liturgiche che caratterizzano la vita di fede. C’è il servizio alla carità che contempla vari ambiti; ne cito uno, quello dell’Oratorio, ma accanto a questo ce ne sono altri (l’attenzione ai malati, il contatto coi lontani dalla fede, la vicinanza ai poveri, ecc). C’è il servizio della cura e del mantenimento delle strutture, attraverso una gestione dei beni delle Parrocchie, provvedendo ad interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Come si vede, un elenco, sicuramente incompleto, di tanti aspetti della vita di una Comunità Pastorale. E tutto questo è stato portato avanti (ringraziando tutti coloro che si sono impegnati), manifestando non tanto, una capacità di autonomia, ma presentando uno stile che prima della efficacia pratica, è chiamato a rivelare una mentalità e un “cuore”. Qual è questo stile? E’ quello della “comunione”, è quello di chi si sente radunato attorno a ciò che è essenziale, ovvero Cristo. La Comunità Pastorale, come spesso si ripete, non è la sommativa di ciò che viene fatto, bene o male, a Pianello, Musso o Cremia. La Comunità Pastorale è quando si cammina insieme, quando si condividono i momenti di preghiera e di vita di fede, quando si progetta sul come vivere determinati aspetti insieme, quando ci si guarda come fratelli e sorelle nella fede e non come “quelli degli altri paesi”. Allora così si fa un cammino insieme, e non per questioni pratiche/organizzative, ma perché ci si crede. Allora Gesù non è una espressione vuota che ogni tanto si ripete, ma è il cuore dell’esperienza che si porta avanti, che seppure nelle differenze ci fa camminare nello stile della comunione. Vedere una Comunità Pastorale, che sa portare avanti questo stile è un aspetto che non può far altro che farla crescere. Se non si percorre questa strada si finisce inevitabilmente per soffocare dentro i particolarismi, dentro prospettive limitate di un insipiente campanilismo foriero solo di reminiscenze di un tempo passato e lontano, e non sempre luminoso. Siamo chiamati a vivere e a cercare questo stile di comunione, di fraternità, che ci fa sentire parte di una Chiesa che seguendo Cristo, è sempre in cammino.    don Luca