Pericolosamente a testa in giù

Il 25 aprile in Italia è celebrata la festa della liberazione, nel ricordo di un fatto che ha segnato la nostra storia. 25 aprile che è più che altro occasione di fare vacanza usufruendo dei ponti (capita purtroppo anche per le feste religiose…) per programmare quanto meno gite ed escursioni. Tanto che l’altro giorno ho chiesto a dei miei alunni a scuola per quale motivo si stava a casa e dopo un po’ di sollecitazioni hanno detto che era festa, ma senza sapere bene per che cosa… Una festa che al di là di come sia percepita, si presenta come festa di unità nazionale. Questo è di sicuro un bene, anche se ho colto dei segnali che mi hanno fatto riflettere. A Macerata, cittadina delle Marche, è stato organizzato un evento dove in una piazza era appeso un fantoccio a testa in giù e l’invito era di spaccargli la testa. Il fantoccio aveva le sembianze e il richiamo a Mussolini nell’episodio di piazzale Loreto a Milano. Mi ha fatto specie vedere la foto di un bambino che con in mano il bastone si avvicinava a questo fantoccio a testa in giù. Certo che se questi sono gli ideali dell’antifascismo e della democrazia portata dopo il 25 aprile non c’è da stare molto allegri. La lotta contro i totalitarismi non può giustificare 73 anni dopo il palesarsi di simili forme di violenza e di odio. E’ l’esito di quando si porta avanti con vuota insistenza la logica dell’essere “contro qualcuno”. Il rifugiarsi dentro questi schemi non fa altro che esasperare gli animi e portarli verso logiche di contrapposizione e di avversione. Ora è il fantoccio di Mussolini, domani di chi sarà il fantoccio che verrà appeso a testa in giù? Sarà di quelle persone o di quella categoria che non è secondo il pensiero di qualcuno o la logica di chi manipola un certo pensiero. Si rischia di vedere solo un nemico e non di pensare a proporre una comune convivenza basata su valori condivisi, senza cadere nella fobia del “contro qualcuno”. Occorre recuperare la decisività del fattore educativo, per dare una serena e positiva impronta che seminata nel cuore delle persone le guida alla ricerca dei veri valori della convivenza sociale. Nella vita di fede ad esempio si esaltano le virtù dei martiri senza puntare l’indice accusatorio contro chi li ha perseguitati, perché prima dell’odio c’è l’amore che nel martirio è testimoniato da chi ha saputo perdonare i propri nemici. E molto spesso questo ha portato la conversione dei cuori di chi era pieno di odio. Lo stesso centurione che portò Gesù alla Croce non poté non dire davanti alla sua morte: “Costui veramente è Figlio di Dio”! Guardiamo con attenzione il bene e cerchiamo di tenere la testa ben alta.      don Luca