E’ stata accolta come una conquista dell’umanità, salvo poche voci contrarie, la notizia che in Islanda non nasceranno più bambini down. Questo accade per via delle diagnosi prenatali che individuano il manifestarsi della sindrome di Down, e il conseguente ricorso, ampiamente sollecitato, alla pratica dell’aborto per evitare la nascita. Mi domando dove possa collocarsi l’enfasi di questa grande e presunta conquista. Eliminare la diversità per avere un mondo perfetto? Chi sono i diversi? Ora i down, e domani chi ancora? Siamo sicuri che la perfezione fisica corrisponda ad una perfezione negli affetti, nella moralità, nell’affrontare la vita? La mia personale esperienza con persone down spazza via tutte queste domande, dando come risposta che la vita umana è preziosa, e che ciascun essere la esprime secondo le sue capacità e le sue attitudini, rendendo il mondo più bello. Faccio passare mentalmente davanti a me tutti quelli che ho conosciuto, dai quali ho ricevuto sorrisi, affetto, grandi scoperte. Se mancassero, verrebbe meno un pezzo della mia storia, della mia vita. L’affetto che queste persone, chiamiamole persone perché lo sono a pieno titolo, sanno manifestare, con quella tipica dolcezza che le caratterizza, è un dono bellissimo. Non è la dolciastra commiserazione che a volte alcuni provano davanti a chi si ritiene svantaggiato, che si condensa bene nella irritante espressione “Oh poverino/a”, ma è la costatazione della bellezza che risiede in questi soggetti. Va poi colto il fatto che l’umanità sia dentro il grande piano di Dio, di cui noi conosciamo ora a malapena alcuni sprazzi. Mi piace pensare che come nel piano di Dio ci sono anche io, che perfetto proprio non sono, ci sia posto per queste persone, con i loro nomi e con la loro vita. Il perché di ciò lo possiamo già intuire adesso, se il nostro cuore è educato alla bellezza e all’amore. Mi fa anche specie come a questa notizia molta parte della mentalità mondana non abbia mosso foglia. Come gli animalisti, che sono capaci di fare manifestazioni per tutelare i diritti degli animali (!), per evitare l’estinzione di una specie, e non si curano del fatto che la persona umana, qualunque essa sia, è ben più importante di un animale. Arriviamo alla deriva culturale, per cui pur condannando nei libri di storia le aberrazioni ideologiche dei regimi totalitari che volevano la “razza pura” (e nella storia ce ne sono stati diversi) se ne assume invece paradossalmente la mentalità, quando si appoggia di fatto la selezione della razza, escludendo quello che non rientra nei canoni del sano, forte, produttivo e fruitore spensierato della macchina del vuoto divertimento. don Luca
