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Chiesa di S. Vito
La chiesa è citata come parrocchiale in un manoscritto del 1456 documentando così le frazioni esistenti e le famiglie residenti, ma i resti di epoca romana recuperati lungo il fianco esterno la fanno ritenere una delle più antiche di questa sponda del lago. Successive impronte di epoca romanica sono ancora leggibili in qualche particolare architettonico, nel campaniletto adiacente e in un lacerto pittorico all’ingresso del presbiterio. Nascosta in parte dalle case addossate, ha facciata a capanna con accesso principale ornato da un portale in pietra molera, navate ribassate laterali e un secondo campanile di epoca secentesca che si erge sul fianco sinistro.


L’interno conserva in parte i rimaneggiamenti di epoca quattrocentesca; ha pianta rettangolare, una navata centrale ed una laterale essendo quella di sinistra murata per quasi tutta la sua lunghezza; alcuni robusti e diseguali pilastri reggono archi acuti trasversi della navata centrale e sono tra loro collegati da archi a tutto tondo; la volta è a crociera, nella navata centrale è a botte. L’accesso laterale con portale in pietra immette nella navata destra davanti all’altare dedicato alla Vergine, del quale si documenta un pagamento per il pavimento nel 1736. In marmo policromo e profilature in Nero di Varenna, conserva sotto vetro una Vergine col Bambino (XV sec.) che la tradizione vuole del Bergognone (1450 ca. – 1523); la pittura ritrae la dolce Madonna in abito e manto scuri arabescati e profilati d’oro, seduta su un trono ligneo intagliato, che tiene in una mano il libro chiuso e con l’altra trattiene il Figlio seduto, vestito di un abitino color salmone, dall’espressione docile e recante nella manina un frutto. La tavola ha una storia particolare; ritoccata malamente, forse per celarne il vero valore, fu restaurata e qui riportata dopo la I guerra mondiale. Una quadratura tardobarocca accompagna la cornice marmorea simulando stucchi candidi, marmi bianchi venati di rosso, fantasiosi vasi traboccanti di rose e si continua nella vela del soffitto in più sottili motivi. Questa decorazione murale ricorda la maniera dei fratelli Appiani di Brusimpiano (XVIII sec.). Una lapide incassata ai piedi dell’altare ci rammenta il patronato degli emigranti a Firenze (Societas Florentiae 1568); una balaustra a colonnine e pilastrini in marmo intarsiati delimitano la piccola area.
Superando una bassa cancellata in ferro battuto di fattura secentesca si entra nel presbiterio. Sulla parete di destra un affresco datato 1499 DIE 24 MADII e firmato BAPTISTA DE MUSSIO, mostra una Madonna in trono col Bambino, tra i santi Sebastiano e Rocco. Di lezione bergognonesca, l’artista che aveva bottega nel paese vicino, parrebbe l’autore anche della pittura murale, di recente ritrovamento, che ripropone lo stesso soggetto sulla parete controlaterale. Ancora sulla parte destra del coro sono affiorati due resti di affresco difficilmente leggibili. L’altare è in materiale povero e dipinto a finto marmo come le due colonne reggenti una trabeazione in stucco con angioletti che inquadrano una Trinità con Santi, tela del XVII sec. attribuita a Vincent Malò, artista di Anversa e dimorante a Genova, al quale è possibile che gli emigrati cremiesi l’abbiano commissionata. Quadro di intensa pietà, vede nella parte alta Dio Padre tenere tra le braccia il Figlio morto, lo Spirito Santo in colomba dalle ali tese e una corona di angioletti adoranti. Sotto sono ricordati i santi che più frequentemente sono qui venerati: san Sebastiano legato al tronco e san Rocco in abiti di pellegrino, al centro il giovane martire san Vito, inginocchiato e con lo sguardo rivolto al cielo e le due vergini-martiri, sante Agnese e Apollonia. Nel fastigio, una piccola tela secentesca ricorda San Vito condotto al martirio. Contemporaneo è il tabernacolo, manufatto ligneo dipinto, dono dell’attuale parroco don Luca.
Come già accennato, un lacerto pittorico dai colori vividi sull’angolo di sinistra – di epoca romanica – lascia leggere le superstiti teste di due figure, una delle quali con aureola, che guardano verso il centro del presbiterio.
Sulla sinistra del presbiterio si apre un altare dedicato entro una cancellata di analoga fattura della precedente, che conserva un Crocefisso ligneo nell’ancona dal fondo dipinto a tempera con le immagini della Vergine, di san Giovanni e la Maddalena. Un cartiglio reca l’iscrizione: “HOC OPUS FECIT FIERI SOCIETAS IANUE 1540” ricordando i committenti emigrati a Genova, un altro dice:” PETRUS MARTYR DE LA TURRE REZONICO”, probabile autore. Nella predella è dipinta sant’Agnese.
Lungo la navata centrale sono visibili alcune pitture murali: una Santa ancora in studio sulla sinistra, una Santa Lucia datata 1492 – anch’essa riconducibile alla mano di Battista da Musso – e una Trinità di mano meno raffinata, dipinte sui due pilastri che dividono le navate. Alcune lastre tombali di epoca secentesca sono incluse nella pavimentazione. La chiesa è corredata da un’acquasantiera in marmo scolpito del XVII sec. e da alcune tele incorniciate: Santa Lucia col committente, San Carlo e San Gerolamo penitente, databili al XVI e XVII sec.